Il ponte del Diavolo

Costruito verosimilmente alla fine del 1600, tra le pareti di Timpa del Demanio e l’opposta radice rocciosa ai piedi di Civita, a 50 metri di altezza dall’alveo del torrente Raganello, con la sua campata ad arco romano, elemento di rara bellezza, come tutti i ponti sull’orrido, ha sfidato maestosamente per anni la forza del tempo, che tutto consuma. Ha però dovuto cedere alla forza del Diavolo, da cui traeva il nome, che ha vinto, facendolo cadere in una giornata terribilmente ventosa il 25 marzo 1999.
La sua ricostruzione ripristinerà storia e leggenda.

Le gole del Raganello

Il torrente Raganello – l’Akalandros – stretto tra i contrafforti di impervie pareti rocciose, scendendo dalla Falconara (Mt. 1656), ha ininterrottamente e pazientemente scavato nel corso dei millenni, per realizzare un’opera che può definirsi una vera meraviglia della natura: uno spettacolare canyon lungo 8 chilometri, dove acque tortuose lambiscono le pietre, erose nel tempo, che, tra colori e riflessi cristallini, accompagnano monumentalmente il percorso torrentizio, che finalmente si apre verso il mare di Sibari.

Cenni storici

L’insediamento, fondato intorno al 1471 su preesistente sito medievale – Castrum Sancus Salvatoris – ad opera di profughi albanesi scampati all’invasione ottomana (Sec. XVI), ancora oggi mantiene intatti i tratti etnici di provenienza. La lingua albanese, dopo 500 anni, è il mezzo di comunicazione spontaneo e naturale tra gli Arbëresh. La Vallja – danza tipica del folklore italo-albanese – con il suo cadenzato serpeggiare, accompagnata da modulate rapsodie (i ‘Vjersh) che evocano la vittoria dell’eroe Giorgio Castriota detto Skanderbeg contro i Turchi, costituisce il motivo dominante della Festa del Martedì dopo Pasqua, opportunamente abbellita dai sontuosi ed eleganti costumi tradizionali, finemente ricamati con filo d’oro, indossati dalle donne arbëreshë.

Civita

Per definirne i tratti caratteristici, il primo pensiero che corre è l’alveo su cui si snoda, a stella, degradante,  protetto da tre montagne che lo circondano: la Sentinella (Sindinelja mt.601 ), la Timpa del Demanio (Timba Dhumënit mt. 855) e il Monte Rasa (Rësa mt. 827).
Una preziosa perla, incastonata tra le masse rocciose multiformi che, teatralmente protese, ne costituiscono il nido. Anche l’etimo trova puntuale conferma: Çifti (Civita) è nido d’aquila. Il vecchio nucleo storico Sinandoni (S. Antonio)  con le sue casette basse, viuzze strette e tortuose, sornione e capriccioso, snodandosi a raggiera, scende fino a raggiungere il suo cuore.
La Piazza, armonicamente coperta da ciottoli squadrati su cui guardano balconi fioriti e facciate delicate, dove troneggia una antica fontana centrale di pietra locale.Variegati comignoli, disseminati qua e la tra i rossastri tetti, campeggiano fin nello sperone di roccia finale di Via S. Martino (Uda Shën Mirtirit), al Magazzino (Ka Magaxini), dove un filare di case arroccate festosamente saluta chi da fuori arriva e di questo inconsueto spettacolo rimane incantato.
Se questo vi sembra irreale, venite a vedere. Non rimarrete delusi!